Io sono Maria Goretti, Suora della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth. Vengo dalla Polonia ma adesso lavoro come la traduttrice nella mia Congregazione qui, a Roma. Non parlo ancora bene l'italiano quindi perdonatemi per favore i miei errori.
Le nostre visite al CAS sono una esperienza recente, che come gruppo di Suore abbiamo iniziato il 2 agosto scorso. Io desideravo tanto avvicinare questo problema della tratta e ho davvero trovato il posto giusto per me.
E’ bello ritrovarci a metà strada, tutte insieme, ogni venerdì pomeriggio, e andare da queste ragazze vittime di violenza o provenienti da situazioni difficili. Suore con carismi diversi, Istituti con finalità molteplici, differenti etnie, lingue e colori diversi nei nostri abiti. Ma ci accomuna questo desiderio di fare qualcosa concreto per essere vicine a queste ragazze.
Più che un ministero per le ragazze, è una lezione per me. Ricordo le mie immaginazioni sul ministero prima di iniziarlo. La mia testa era piena di idee - buone idee, idee meravigliose, ho pensato - idee su come aiutare, che “grandi cose” da fare per loro. Un giorno dovevo iniziare per loro un mini corso basico di inglese. Il primo giorno della lezione ho distribuito alcuni testi e volevo discuterne. Ma quasi nessuno rispondeva alle mie domande. Non sapevo perché. Dopo qualche minuto, una di loro mi ha detto: “Smetti di fare domande stupide! Noi non sappiamo leggere. Tu Suora sei un’insegnante di inglese. Prima, insegnaci come leggere e scrivere.” Ero scioccata. Leggere e scrivere – le cose che sono così ovvie per noi non erano ovvie per loro. È stata un'esperienza umiliante per me. Ho imparato che sono lì non per realizzare le mie idee o progetti, anche se sembrano così buoni. Sono lì per non essere PER loro ma per essere CON loro, INSIEME con loro. Il mio primo compito è ascoltare i loro bisogni, ascoltare i loro cuori.
Quindi provo ad ascoltare. Allora, durante un altro incontro abbiamo avuto una conversazione molto piacevole. Le ragazze stavano parlando dei loro più grandi sogni. Cosa potrebbe essere il loro grande sogno? I soldi? Lavoro? Casa? Famiglia? O forse la felicità? No... La grande maggioranza di loro ha detto: Il mio più grande sogno è essere migliore in futuro. Non un futuro migliore! Ma IO voglio essere migliore in futuro! Perché? Perché si sentono così indegne, non necessarie, non volute... Queste ragazze vogliono essere migliori. Ma loro sono buone! Perse, abbandonate, ferite, sole... Ma sono buone, bellissime!
Una volta abbiamo chiesto a una delle ragazze di concludere il nostro incontro con una preghiera. Tutte eravamo in cerchio e lei ha detto una preghiera spontanea: Buon Dio, Padre nostro, grazie che possiamo essere qui insieme e pregare insieme, grazie per le nostre sorelle, per il loro benvenuto e accettazione di chi siamo, grazie per la loro tempo che ci offrono ogni settimana, grazie che ascoltano le nostre pene e dolori, che vogliono condividere le nostre gioie e i nostri sogni, grazie che ci mostrano, ci ricordano che siamo amate...
Credo che lei ha descritto perfettamente la nostra missione in poche parole: pregare per loro e con loro, essere presente, accettare chi sono, incontrare loro dove sono, ascoltare le loro gioie e i loro dolori. Non abbiamo nulla da dare, possiamo solo essere insieme con loro e permettere a Dio di amarle attraverso di noi.